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Il XVIII secolo registra, dopo duemila anni dalla scoperta della legge idrostatica di Archimede, un cambio di passo radicale per l'architettura navale, che avviene in epoca velica e si concentra scientificamente nei primi decenni del secolo, sebbene la segretezza imposta ad architetti e costruttori abbia ritardato di diversi decenni la divulgazione dei nuovi metodi di progetto e calcolo. Tale svolta si rese possibile grazie agli sviluppi dell'analisi matematica e della meccanica razionale in epoca di rivoluzione scientifica e illuminista, dove la scoperta dell'equilibrio degli scafi basato sul metacentro, avvenuta verso la metà del secolo stesso a opera del matematico Eulero e del fisico Bouguer, rappresenta il passo più emblematico di questa svolta epocale, ancora alla base dell'architettura navale contemporanea. Negli stessi anni gli studi sulla dinamica dei fluidi e sulla resistenza al moto in essi dei corpi solidi, portati avanti da Stevin, Newton, J. Bernoulli, Leibnitz e più tardi da Froude, venivano sviluppati proprio in campo navale. I testi antichi esaminati dall'autore provengono da Francia, Gran Bretagna, Olanda, Svezia, Spagna, Danimarca, Portogallo, Stati Uniti d'America, dagli Stati italiani pre-unitari e, per via indiretta, dalla Russia. Una singolarità rilevabile ancor oggi è la scarsissima permeabilità tra studi delle varie nazioni, fatta eccezione per le principali competitrici dell'epoca, Gran Bretagna e Francia. L'autore sviluppa il tema storico e progettuale integrandolo con la propria esperienza di governo in mare sia dei grandi velieri che degli yacht, cercando di renderlo accessibile a un'ampia platea di lettori. Capitoli a parte sono dedicati allo yachting, che pur nascendo da basi comuni con l'architettura navale, se ne distaccò progressivamente assumendo una forte autonomia progettuale dai primi decenni dell'Ottocento.